I libri che ho più apprezzato nel 2019

Andrea Rotolo
7 min readDec 31, 2019

Forse non tutti lo sanno, ma io e Bill Gates abbiamo molto in comune. Qualcuno potrebbe dire che si tratta della ricchezza (magari!), qualcun altro che ci accomuna il fascino (stronzi!), la verità è che siamo entrambi avidi lettori. Bill in realtà lo è da molti anni (anche perché a lui ormai non interessa di tutto il resto, ma come biasimarlo con quel conto corrente), io lo sono diventato solo da un paio d’anni.

Allego prova fotografica con il numero di libri letti dal 2011 a oggi. Fonte: Goodreads.

Ed esattamente come fa il mio gemello americano, che ogni anno consiglia alcuni titoli che gli sono entrati dentro (approfitto per ricordare – ancora una volta – che quest’anno ha consigliato “Why We Sleep” di Matthew Walker, che io segnalai molto tempo fa), vorrei fare altrettanto. Ecco dunque, tra i 61 libri che ho letto dal 1 gennaio 2019 a oggi, quelli che più mi sono piaciuti.

L’educazione – Tara Westover

Un racconto talmente incredibile che, più scorrono le pagine, più ci si rifiuta di credere che la storia sia vera e che la protagonista, Tara, stia in realtà raccontando la sua vita. Quella di una ragazza nata e cresciuta in una famiglia di mormoni dell’Idaho. Per lei e i suoi fratelli questo significa non essere registrati all’anagrafe, non essere mai andati dal medico per curare le malattie, non aver mai frequentato la scuola, aver avuto pochissimi contatti con il mondo esterno. Fino al colpo di scena che spiega il titolo del libro, ossia la scoperta da parte di Tara di che cosa sia l’educazione e quali le infinite possibilità che questa le offre.

Un racconto crudo, a volte perfino difficile da digerire, ma terribilmente importante per ricordarci il valore dell’istruzione, l’unico vero strumento che ciascuno di noi ha (o dovrebbe avere) a disposizione per diventare padrone della propria vita.

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Una sola goccia di sangue: Segreti e bugie di una startup nella Silicon Valley – John Carreyrou

Consigliato dal mio amico Bill, il libro in questione è stato subito catalogato da me sotto la voce «ossessioni». Anche in questo caso la storia è talmente pazzesca da non sembrare vera. Siamo di fronte a uno dei più grandi casi recenti di truffa, sicuramente il più grande fra le startup della Silicon Valley. La protagonista indiscussa si chiama Elizabeth Holmes: ha i capelli biondi, gli occhi grandi che non sbatte quasi mai e una voce molto profonda. A 19 anni (siamo nel 2003, fate attenzione alla date) decide di abbandonare gli studi e di fondare un’azienda. La sua idea di business è rivoluzionaria: un macchinario di piccole dimensioni che permetta, a partire da una sola goccia di sangue, di fare praticamente tutte le analisi possibili e immaginabili. Iniziano a chiamarla “la nuova Steve Jobs”, colei che rivoluzionerà il mondo della sanità, consentendo a chiunque di diagnosticare precocemente le malattie, con costi molto contenuti. Holmes sa essere molto convincente, l’azienda attrae molti investitori e, nel 2014 (11 anni dopo essere stata fondata) la Theranos ha una valutazione di quasi 10 miliardi (miliardi, non è un errore) di dollari.

Peccato che la tecnologia non funziona e non sia mai funzionata. Come scopre il giornalista John Carreyrou del Wall Street Journal, autore di un’inchiesta spettacolare (e di questo libro).

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Essere mortale: Come scegliere la propria vita fino in fondo – Atul Gawande

Atul Gawande è un chirurgo americano che apre questo libro ponendosi una domanda non banale, soprattutto perché se la pone un medico: siamo sicuri che per migliorare la qualità della vita di anziani e malati l’approccio oggi adottato nella maggior parte dei contesti (rappresentato da una medicalizzazione molto spinta, a volte estrema) sia il più appropriato? Il dubbio è che oggi stiamo perdendo sempre più di vista l’importanza per i pazienti di mantenere il controllo sulle proprie scelte e di esprimere le proprie volontà, anche nelle fasi finali della propria vita.

Essere mortale” è una lunga riflessione, fatta attraverso racconti di storie di pazienti incontrati durante la sua carriera, su che cosa significhi oggi affrontare la morte. Nonostante il tema e gli esempi raccontati, non immaginate un libro che metta necessariamente angoscia. Anzi, è un utile strumento per guardare con fiducia al futuro e ai cambiamenti che stanno attraversando la scienza e le società in cui viviamo.

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L’animale che mi porto dentro – Francesco Piccolo

So che molti non hanno apprezzato questo libro, ma per quanto mi riguarda è uno dei testi in cui più mi sono riconosciuto. Non è facile da definire, perché potrebbe sembrare un po’ un romanzo, un po’ un’autobiografia, un po’ un diario, un po’ un saggio. C’è una cosa tuttavia che per me è stata chiarissima fin dalle prime pagine: Francesco Piccolo racconta ne “L’animale che mi porto dentroche cosa significhi nella società moderna nascere e crescere maschi. Quali sono le leggi del branco, quali sono i messaggi con cui vengono bombardati gli uomini fin da piccoli e che influenzano il loro modo di comportarsi, quali codici, nel bene o nel male, accomunano tutti gli umani di sesso maschile.

Credo che per apprezzarlo fino in fondo sia necessario leggerlo senza aspettative “tradizionali” e con una buona predisposizione all’auto-analisi. Io mi ci sono ritrovato dalla prima all’ultima pagina.

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Il sussurro del mondo – Richard Powers

Ha vinto il Premio Pulitzer 2019 per la narrativa, ma anche il mio personalissimo premio «libro che mai avrei immaginato tra i miei preferiti di quest’anno». 658 pagine (lette però nel giro di una settimana) che parlano – per banalizzare – di ecologia. Le premesse perché mi facesse schifo c’erano tutte. Invece questo romanzo stupisce fin dalle prime pagine, a cominciare dalla struttura che riprende quella di un albero: prima le radici (le storie individuali di tutti i protagonisti del libro), poi il tronco (il momento in cui i personaggi convergono e incrociano le loro vite) la chioma (quando il racconto esplode nella sua ricchezza) e infine i semi, con le conseguenze di quanto accade.

Qualcuno l’ha definita «eco-fiction». Io, come un Fabio Fazio qualunque, lo definirei «sorprendente» da vari punti di vista. Anche se Fabio Fazio definirebbe «sorprendente» pure il testo sull’etichetta appiccicata sul retro del bagnoschiuma. Ma questo non è il caso, fidatevi.

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Kobane Calling – Zerocalcare

Era da quando leggevo ogni settimana Topolino che non prendevo più in mano un fumetto. E dopo aver letto “Kobane Calling”, mi sono pentito di questa lunga astinenza. Ho tanti fan di Zerocalcare tra amici, colleghi e conoscenti, ma ero stato sempre abbastanza insensibile ai loro consigli, finché — come per tutte le cose nella vita — sono crollato. E ho scoperto un autore dotato di quell’ironia che mi fa impazzire e che, allo stesso tempo, è in grado di raccontare, coinvolgere e anche insegnare. In questo libro Zerocalcare illustra il viaggio fatto nel Rojava, la regione che i Curdi cercano di rendere un’isola democratica nel Medio Oriente, unica nel suo genere.

Penso sia il modo migliore per informarsi su una realtà che, nella migliore delle ipotesi, viene raccontata con superficialità dai mass media. Senza doversi necessariamente fracassarsi i maroni, anzi.

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Stoner – John Williams

È stata una delle ultime letture del mio 2019. 5 stelle su 5 inaspettate, per un libro che parla di un uomo che potremmo definire «mediocre». La vita di William Stoner è infatti sintetizzata benissimo nell’incipit di questo romanzo:

William Stoner si iscrisse all’Università del Missouri nel 1910, all’età di diciannove anni. Otto anni dopo, al culmine della prima guerra mondiale, gli fu conferito il dottorato di ricerca e ottenne un incarico presso la stessa università, dove restò a insegnare fino alla sua morte, nel 1956. Non superò mai il grado di ricercatore, e pochi studenti, dopo aver frequentato i suoi corsi, serbarono di lui un ricordo nitido.

C’è poco altro nella sua vita: si sposa, ha una famiglia, affronta qualche problema professionale e qualche vicissitudine familiare, si ammala e (spoiler) muore. È un eroe della normalità.

Paradossalmente, è proprio la mediocrità della sua vita che, contrapposta al racconto e alla scrittura avvincente di Williams, rende “Stoner” un libro che si divora in pochi giorni. E che, appena finito, viene quasi voglia di rileggere da capo.

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Se per qualche motivo siete interessati agli altri libri che ho letto nel 2019 (ma anche nel 2019) e alle stelline che ho dato, potete aggiungermi su Goodreads: https://www.goodreads.com/user/show/17060262-andrea

Se proprio proprio siete ben predisposti, potete anche seguirmi su Instagram dove, periodicamente, recensisco i libri che leggo (in mezzo ad altre cose): https://www.instagram.com/signorponza/

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